Cara Matilde,
a luglio hai fatto due anni, e io ancora non mi capacito che siano volati cosí, in un istante. Negli ultimi mesi sei cresciuta e sei diventata una persona vera, con la sua personalità, i suoi gusti, i suoi punti di forza e di debolezza, con una indipendenza sorprendente per una bimba che, in realtà, è poco più di una poppante. Letteralmente, visto che ti sei attaccata fino a poco prima del tuo compleanno. Non so dovuto fare molto , con te tutto riesce facile. Ho notato che, se ti distraevi, ti dimenticavi della poppata, e cosí abbiamo iniziato a saltare qualche sera. Un paio di volte sei arrivata a saltare per una settimana intera, ma poi ci ricadevi, perché stavi poco bene, o perché te ne ricordavi. Poi devi aver saltato per due settimane, perché la prima sera che siamo arrivati in Italia l'hai cercata, ma mi era andato via, e hai capito che non ce n'era più.
Mi mancano i nostri momenti di intimità, quelli in cui il tuo viso si appoggiava sul mio petto, e ciucciando si rilassava completamente, percependo l'amore che ti avvolgeva, e il mio sguardo che ti accarezzava. Mi manca il calore del tuo corpicino, che si incastrava perfettamente al mio, e ti cullava finché eri pronta per la nanna.
Ti ho sempre messa giù da sveglia (per non commettere l'errore del primo figlio), a parta quando sei malata, in cui sto con te tutta la notte, e ti tengo vicina finché non ti addormenti.
Una volta mi hai chiamata, eri spaventata (forse un brutto sogno?), e sono riuscita a calmarti senza prenderti in braccio. Ti dirò un segreto... mi pesa tantissimo. Lo faccio per te, e per me, perché so che sei capace ad addormentarti da sola, e so che se ti abitui ad aver bisogno di me per dormire, sarà più dura per entrambe, ma è dura. Ti accarezzo, ti guardo e sussurro parole dolci, ma a vederti il profilo ancora da piccola vorrei solo tirarti su e stringerti a me e addormentarmi con te, abbracciate. Devo usare tutta la mia volontà per lasciarti crescere.
Da prima di andare in Italia (a luglio) hai cominciato a svestirti e a metterti la scarpe da sola. Se provo ad aiutarti, dici "ce la faccio, faccio da sola", e non me lo permetti. Sudi sette camicie, ansimi, eppure continui finché non sei riuscita, poi con enorme soddisfazione dici "Ce l'ho fatta!" e io sono orgogliosissima, perché conosco la testardaggine, l'indipendenza e la voglia di fare da sola, senza arrendersi. Parli italiano e inglese, e da mesi ormai comunichi senza alcun problema. Conosci forme, colori, numeri e qualche lettera, personaggi Disney, canzoni e poesie. Ormai capisci la differenza tra le due lingue e se ti chiediamo di tradurre in italiano una parola, tu traduci subito. Oppure vai a ripetere a papà in inglese quello che io ti ho appena detto in italiano.
Vuoi che io ti legga i libri in italiano, anche quelli che sono rimati in inglese, dicendomi "leggilo in italiano", quindi devo improvvisare. Se invece papà legge in italiano, gli dici "no no no, english!".
Voglio ricordare l'affinità che c'è tra noi, nel caso col tempo cambi. Voglio ricordare che ci capiamo al volo, che so cosa ti rattrista e cosa ti spaventare e come fare per calmarti, o per distrarti. Io e te abbiamo la stessa affinità che hanno Papà e Tristan. Sarà che siamo femmine, o sarà che siamo simili?
Sta cambiando, da marzo quando di papà non ne volevi sapere, e lo mandavi via se c'ero io nei dintorni, sei passata a cercarlo ogni tanto, poi sempre di più, e a volte persino a pretendere che sia lui a cambiarti o lavarti i denti. Dal ritorno dall'Italia sono cominciati i terribili 2, che si sono sicuramente notati, con qualche capriccio, ma sono per il momento abbastanza gestibili. La cosa più difficile per ora è convincerti a salire in macchina all'uscita da scuola. Per chissà quale ragione, ci mettiamo sempre una vita. Io so che a forzarti causo solo una scenata in cui tu piangi e urli, quindi cerco di essere paziente, ma è abbastanza frustrante, quando a casa c'è Tristan che aspetta, la cena da preparare, e tu stai li sul marciapiede e non ti muovi.
Sei un'esperienza completamente diversa da Tristan. Lui era un carro armato, tu sei piccina, minuta, una piuma, anche se a vederti sei perfetta, coi tuoi polpaccetti torniti.
Lui non dormiva da solo, e quando era malato era un incubo, viziatissimo, lo dovevamo portare in braccio avanti e indietro, o fuori, insomma ovunque fuorché camera sua, tu invece anche da malata sei facile, ti fai pulire il naso e prendi le medicine senza storie, e a meno che tu non sia proprio tappata da non poter respirare, dormi lo stesso.
Lui era pigro, senza voglia di imparare a vestirsi da solo, lasciando perdere al primo fallimento. Lui parlava poco, col suo vocione, e, povero amore mio, col senno di poi avremmo dovuto accorgerci che la poca chiarezza era dovuta al frenulo linguale troppo corto. Tu fai vere e proprie conversazioni, in due lingue. A lui non sono mai riuscita a far imparare a memoria nulla, e fino a poco tempo fa sbagliava ancora la A,B,C song. Tu conosci un sacco di canzoni, poesie, filastrocche.
Lu in macchina mi chiedeva di non cantare, tu mi dici "Canta" anche se la canzone non la conosco e se è in un'altra lingua.
Lui era un angelo biondo, bello da mozzare il fiato, da pubblicità, un bambino perfetto. Tu hai una bellezza diversa, meno abbagliante, ma sei più accattivante, intelligente, e hai un musetto simpatico e dei destini a castorino che è impossibile non sorridere a guardarti.
Lui usava già il vasino regolarmente, tu ti rifiuti. Dici che devi andare, ma ti rifiuti di usare il vasino. Va' a sapere... Abbiamo avuto un paio di successi e speravo davvero avresti continuato, invece niente.
Lui non ha mai avuto un pupazzo preferito, tu dormi con coniglietto e unicorno, e non potresti mai dormire senza il primo.
Hai appena tagliato l'ultimo canino, in alto a destra. Usi ancora il ciuccio, per dormire la notte. Visto che tu ti addormenti da sola, non so proprio come farò a togliertelo. Con lui eravamo rimasti entrambi, ad accarezzarlo fino a che si era addormentato, con te la vedo più dura.
Ma non voglio preoccuparmi troppo. Ora capisco perché dicono che il terzo figlio è facile... sento che, se fosse come te, sarebbe una passeggiata, eliminare gli ultimi errori fatti con te (tipo togliere il ciuccio a un anno massimo) e rendere l'esperienza ancora più semplice.
Il viaggio in Italia è stato splendido, la sorpresa riuscita, i bambini meravigliosi, anche in aereo, e Tristan è diventato un bambino felice. L'ho anche sentito molto più vicino a me.
Dopo quel viaggio, io e Adam cui siamo davvero detti che dovremmo spostarci, perché sembra che sarebbe la cosa più giusta per la nostra famiglia. Io ero nel mio elemento, e i bambini stavano proprio bene, erano felici.
Avrei voluto raccontare tante cose della nostra vacanza, ma ho aspettato troppo, quindi ne conserverò il ricordo senza troppe parole.