Wednesday, March 30, 2022

Futuro incerto... E una grande novità!

 Big day tomorrow.

Un giorno in cui in qualche modo mi gioco il mio futuro. Al mattino viene il fotografo per il servizio alla casa, poi vado in ufficio e dovrò parlare con Wen, la mia capa. Pensavo di dirglielo lunedì, durante il nostro meeting mensile. Le avrei dato un preavviso di oltre due mesi, che negli USA non si è mai sentito (qui puoi licenziarti da un giorno all'altro, cosí come loro possono licenziare te), avrei potuto giustificare il non averglielo detto prima, e non avrei causato grandi problemi. Anzi, avrei offerto la soluzione all'unico inconveniente del mio ritorno in Italia: avrei potuto continuare a lavorare da lí, sfruttando le mattinate per i contatti con la Cina, e i pomeriggi per quelli con l'America. In più, avrei potuto recarmi nell'ufficio in Belgio su richiesta, e se mai fosse capitato un altro viaggio con la Cina, avrei forse potuto parteciparvi, avendo vicine mia mamma e mia sorella.

Sí, abbiamo deciso di fare quella che per tanti è una pazzia, e di tornare in Italia. Questo è il decimo anno che siamo qui, abbiamo tutto quello che ci serve per essere felici, eppure... manca qualcosa. Io non mi sento me stessa, mi sembra di andare avanti come un'automa, senza davvero vivere a pieno. Passiamo la giornata a lavorare, e pochissime ore coi bambini, e anche quando lo facciamo siamo sempre stanchi, stressati, pieni di cose da fare, senza tregua. Non è questo che vogliamo offrire ai nostri figli, vorremmo potergli donare dei genitori migliori, poi felici e spensierati. Qui siamo ancora soli. Abbiamo un paio di amici conosciuti recentemente, ma nessuno che ci conosca davvero, come individui prima che genitori. Patiamo la lontananza dalle nostre famiglie e ci siamo stancati di rimanere nella terra di nessuno, lontani da entrambe. La vita è breve e può finire prematuramente, ed è ora di muoversi. Visto che sono 10 anni che siamo qui, a 12 ore dai miei, adesso tocca a me, e cosí, Italia torniamo!!!

Sempre se Adam non si tira indietro, visto che ha ancora delle riserve (e con ragione). Se mi metto a pensare a tutto, le riserve vengono anche a me. Però sento che è la cosa giusta da fare, anche se magari all'inizio sarà dura, sento che se non ci proviamo me ne pentirò, e chi mi conosce sa che ho paura dei rimpianti più che dei rimorsi, quindi... non avevo altra scelta.

E cosí, adesso dovremo parlare alle nostre aziende a vedere se almeno uno di noi potrà tenersi il lavoro anche vivendo in Italia.

Entrambi abbiamo obiettivamente buone probabilità, nel senso che abbiamo il rispetto e la fiducia dei nostri capi, e potremmo fare il nostro lavoro completamente in remoto, però le nostre aziende non lo vedono di buon occhio, quindi può andare in entrambi i modi.

La mia capa nell ultime conversazioni mi aveva fatto capire che non era molto contenta dell'attuale Procurement Manager, che non sta facendo quello che lei si aspetta da lui. Al contrario, è sempre contenta del mio lavoro. Mi chiede spesso cosa voglio fare da grande, se vorrei diventare una Manager o dedicarmi a singoli progetti individuali. Parla sempre di molto opportunità future, e che mi vuole aiutare perché sono in gamba. Io le avevo detto che se la posizione di Purchasing Manager si fosse liberata, mi sarei subito candidata perché penso che ne sarei capace. Però sapevo che il Manager non aveva nessuna intenzione di andarsene, e non volevo che creassero una "new position" per me, perché mi sarebbe sembrato una forzatura. Lei mi aveva detto che capiva, ed era finita lí.

Sono 6 settimane che sospetto che sia incinta. La cosa potrebbe giocare a mio favore, ho pensato. Sapendo che lei dovrà assentarsi almeno per qualche settimana, che il lavoro del Procurement Manager non la soddisfa, che ultimamente è difficilissimo trovare persone serie che rimangano più di 2 settimane, magari sarebbe stata lei stessa a chiedermi se avrei potuto continuare a lavorare per lei, dall'Italia.

E invece lunedì chiama un meeting improvviso, e comunica a tutti che l'attuale Manager è stato 'promosso' a Manager del Parts department e di un progetto speciale per la conversione a e-commerce. E cosí, come per magia si è liberata la posizione di Procurement Manager! Io mi sono sentita morire. In quel momento ho visto il suo piano d'azione e l'ho ammirata moltissimo. È riuscita a "liberarsi" di un Manager che è capace ma con cui non va d'accordo, senza licenziarlo ma anzi facendola passare come una promozione anche se in realtà (e questo me l'ha detto anche lui), è quasi un passo indietro. Ma alla fine lui ha accettato (money talks). 

Nel giro di poche ore 3 persone (tra cui HR manager) mi hanno chiesto se pensavo di candidarmi. Io ero molto agitata e volevo parlarle subito, perché nella mia testa lei aveva fatto tutto per me, offrendomi sul un piatto d'argento quello che avevo detto di volere, e persino alle mia condizioni. E io devo dirle che invece me ne vado?! 

Ho deciso di aspettare, perché quando sono agitata non prendo mai decisioni giuste, e qualche giorni in più non avrebbe fatto alcuna differenza. In più, lei non mi ha detto nulla e non mi ha proposto la carica, ha soltanto detto che l'avrebbero postata e sicuramente in 2 mesi (questa cosa succederà a giugno) avrebbero trovato qualcuno.

Stasera lei mi chiama e mi chiede che intenzioni ho, perché hanno già ricevuto delle domande e vogliono sapere se io penso di candidarmi. Io al telefono non volevo parlarle, cosi le ho detto che ne avremmo parlato lunedì, a meno che non volesse farlo prima. E lei mi ha detto che avrebbe trovato il tempo domani. 

E non sembrava contenta... Sarà il mio cervello bacato che mi fa gli scherzi, ma lei sembrava scazzata. Io spero capisca e non la prenda male. So di non aver fatto nulla di sbagliato, l'unica cosa che un po' mi pesa è che un mese fa ho chiesto qualche ora di permesso per accompagnare Adam al giuramento per la cittadinanza italiana, e lei mi ha chiesto esplicitamente se ci stavamo per spostare. Al che io sono stata evasiva e le ho detto che non era per quello, lui la domanda l'aveva fatta anni fa, ma era stata approvata solo adesso. Non le ho mentito, ma non le ho neanche detto tutta la verità. Il motivo era che ancora non era sicuro al 100%, sempre per via dei momenti di panico di Adam in cui io penso si tirerà indietro, e poi perché non volevo certo metterla in guardia su una cosa che magari non sarebbe successa, cosí che lei non avrebbe più investito su di me! E se glielo avessi detto e poi per qualche motivo i piani cambiassero? Mica posso dire "eccomiiiii resto quaaaaa!", aspettandomi baci e abbracci. Però non posso fare a meno di sentirmi in colpa pensando che, se lei lo avesse saputo, avrebbe preso decisioni diverse. E magari mi sono anche giocata la possibilità di potermi tenere il lavoro, perché di sicuro non mi promuoverebbero mai a Manager lasciandomi lavorare con 6 ore di fuso; se lei assume un Manager di suo gradimento lo addestrerà a dovere e plasmerà come le piace, e io non sarò più indispensabile, e poi se lei è delusa di me col cavolo mi vorrà tenere.

Insomma... tanto stress!!! Ho il terrore di essermela giocata poveramente, avendo aspettato a parlarle. Ma i come potevo prevedere questo suo piano? So che si muove in fretta quando vuole, ma mi ha promossa ad agosto, mai più mi aspettavo che mi avrebbe dato un'altra opportunità cosí presto.

So che è più importante che Adam si tenga il lavoro, perché io qualcosa lo trovo, anche se a salario più basso. Lui invece, che cosa farebbe tutto il giorno senza lavorare? A casa di mia mamma? Quello non resiste mica tanto. E io sono brava nel mio lavoro, so che potrei farlo bene. È un grande cambiamento, sarebbe molto più semplice se avvenisse senza lo stress di trovarsi un nuovo lavoro, guadagnarsi la fiducia di tutti, dover fare straordinari per fare vedere che ci tieni, etc...

Penso che me ne vado a letto e cerco di farmi una dormita decente. Sono notti che non dormo tra l'ansia per questo colloquio e i bambini che tossiscono.

Se qualcuno legge, mi pensi e faccio il tifo per me! Ne ho davvero bisogno.

Thursday, January 20, 2022

Un giorno qualunque di gennaio

2021

Dal lunedí al venerdí

La mia sveglia suona alle 06.45, poi il Fitbit vibra 3 minuti dopo e mi alzo. Adam esce di casa quando io mi alzo. Vado in bagno, mi lavo e mi trucco, poi vado in cucina e metto su il caffè. In genere appena il caffè è pronto lei inizia a ululare e la vado a prendere, salutiamo tutti i pupazzi, poi la cambio e la vesto e me la porto sul divano per una ciucciatina di latte. Andiamo in cucina e inizio a chiedere cosa vuole per colazione, e la risposta ultimamente è "cheese e yogurt". La sveglia di Tristan comincia a suonare alle 7.10 e lui la ignora completamente fino a quando gliela spengo perché sto per avere una crisi epilettica, e tanto lui ancora dorme. Lei si rifiuta di mangiare seduta sulla sua sedia, ora vuole mangiare sulla sedia dei grandi anche se non ci arriva e si deve inginocchiare. Di tanto in tanto vado a smuovere l'uomo in letargo mentre guardo l'ora e mi chiedo se il caffè sarà ancora almeno tiepido.

Finalmente lui si alza, ignora i vestiti che gli ho messo sul letto e inizia a gingillarsi con qualche gioco che in genere non caga di striscio. Lo chiamo per fare colazione, lo richiamo, chiamo lei, visto che nessuno mi risponde mi siedo per fare colazione e bermi il mio caffé. Appena la chiappe toccano la sedia l'uomo arriva con le sue richieste/lamentele. "Mommy can I have some water pleeeease?" "Mommy i want the red cookies and milk" "I don't want that" "Can I have a candy?" "NO! MATI NO! Mati can't have that!".

Mi alzo e preparo la colazione al signore. Lei comincia con il suo "I want! I want that!" qualsiasi cosa io tocchi.

Alla fine li ho entrambi seduti a tavola, lei già sporca sui vestiti e lui lento, lento, leeeento. Lei si è già mangiata tre colazioni e lui è ancora li al primo biscotto. Mentre mangiano io ho ingollato colazione e il caffé ormai freddo, e inizio a fare delle scappatelle veloci per lavarmi i denti, vestirmi, pettinarmi mentre loro sono impegnati a mangiare. 

Finito di fare colazione iniziano gli ordini da vera nazi a lui mentre cerco di occuparmi di lei. Lui non fa niente se non gli sto letteralmente col fiato sul collo e lo minaccio in entrambe le lingue. 

"Lavati i denti forza!" "Can you help me???" 

"Vestiti!" "Can you help me???" 

"Mettiti le scarpe!" "I gotta go poop".

Se nel frattempo sono riuscita a vestire di tutto punto lei, nel momento in cui li ho entrambi pronti e quasi in macchina immancabilmente ha una scarica di cacca. Tante volte ci ho pensato eh, ma non sono mai riuscita a portarla a scuola cosí e lasciare che se ne occupino le maestre. Quindi torna dentro con entrambi, perché l'altro che era già legato col cavolo che sta in macchina ad aspettare 3 minuti, mentre cambio lei lui trova un gioco che poi non vuole mollare, e ricominciamo daccapo. 

Finalmente in macchina, andiamo all'asilo e al lavoro dove, nonostante tutto, non faranno che mancarmi.

Sabato e domenica

Ore 06.30 (se va bene) sono entrambi svegli e ready to rock and roll.


2022

Dal lunedí al venerdí

La mia sveglia suona alle 06.45, poi il Fitbit vibra 3 minuti dopo e mi alzo. Vado in bagno, mi lavo e mi trucco, poi vado in cucina e metto su il caffè. In genere appena il caffè è pronto lei inizia a ululare e la vado a prendere. Ultimamente si mette a ululare prima che io mi alzi o mentre mi sto lavando, chiedendo di fare colazione. Di tanto in tanto chiama alle 3, sempre chiedendo di fare colazione.

Mentre lei è già a tavola suona la sveglia di lui. Un giorno va avanti fino a che non la stoppiamo e gli saltiamo addosso, un giorno lui la spegne, si chiude in camera e si veste, poi ci raggiunge per colazione e comincia la solita litania del cosa vuoi mangiare, non lo so, abbiamo pain au chocolat, biscotti al cacao, yogurt, cereali, banana bread, e lui "voglio i biscotti rossi", non ci sono, e allora cosa c'è, voglio vedere, ....

Alla fine siamo a tavola, finiamo e lui va a lavarsi i denti seguito da suo padre che lo sprona a darsi un andi, alla fine per le 7.40 (o meglio 50) sono fuori di casa con me e Mati che gli auguriamo buona giornata. Convinco Mati a lavarsi i denti, spaventandola con immagini di bambini coi denti marci che poi lei vuole continuare a vedere, poi arriva il momento fatidico del vestirsi. Per fortuna che siamo in Florida perché lei, che faccia bello, che faccia brutto, che faccia freddo o caldo, che nevichi o piova deve mettersi un vestito. Prima devo convincerla che il vestito di Elsa è per le occasioni speciali, poi devo convincerla che col copricostume a scuola avrebbe freddo, poi devo proporle un po' di opzioni finché la principessa sceglie quello che vuole mettersi. Sotto il vestito, poi deve mettersi i pantaloni. Arriva il momento di pettinarsi, che dovrei spostare e fare durante colazione come facevo una volta, perché adesso vuole anche pettinarsi da sola, scegliersi la pettinature che vuole, gli elastici da usare in base al colore del vestito, e poi perfino decidere che la pettinatura che ci ho appena messa 10 minuti a farle in realtà non le va più bene. È sempre stata una bambina bravissima ma ultimamente ho perso le staffe qualche volta, quando si comporta male ma non dice perché.

Alla fine si sceglie le scarpe e possiamo andare. Ha delle paperine rosa con il velcro e un fiocco ed è tenerissima quando se le mette da sola e poi si raddrizza il fiocco per metterlo proprio al centro. 

Una volta in macchina immancabilmente si ricorda che vuole Coniglietto o altro con sé.

Metto in moto e mettiamo le colonne sonore Disney su Spotify e giochiamo a sarabanda. Ormai è diventata bravissima e indovina subito la canzone alla prima nota.

La accompagno in classe, lei mi abbraccia e mi dice "vieni a prendermi stasera", poi va a prendersi una sedia e si siede con gli altri. La maestra dice che è una piccola maestrina, fa fare al bambini quello che dice la maestra, dice come si dicono le cose in italiano, e aiuta sempre la maestra a mettere ordine. 

Sabato e domenica

Ore 06.30 (se va bene) sono entrambi svegli e ready to rock and roll.


Certe cose non sembrano cambiare mai.

Saturday, November 20, 2021

Heartbroken

Sono partita da sola domenica mattina, il giorno di Halloween. Ho lasciato i bimbi col papà e sono tornata a casa. Ho preso la decisione impulsivamente venerdì sera, dopo che mia mamma mi ha riferito come ha trovato mio padre quel giorno. Sinceramente, non pensavo nemmeno di arrivare in tempo. Poi, sabato mattina hanno detto che la respirazione era migliorata. Il motivo è che lo hanno legato per pompargli una botta di ossigeno a forza, e la cosa ha aiutato. La respirazione ha continuato a migliorare fino a martedi, quando sono andata a trovarlo. La prima impressione è stata la presa di coscienza che era tutto vero, mio papà era davvero malato. Quando mi ha visto non era contento, perché si vergognava visto che non era padrone delle sue funzioni. Ha detto anche che gli sembrava che fossi venuta a dirgli addio.

Sbiascicava e non capivo molto di quello che diceva, però continuava a parlare anche se gli costava un grosso sforzo.

Delirava e diceva cose senza senso, come che non sapeva bene dove fosse, ma lí in ospedale c'era un traffico di bambini, per quello mi aveva chiesto il cellulare, per cercare di capire per che istituzione lavoravano. Poi però ho verificato un paio di cose che mi ha detto e me le hanno confermate. Ha passato la mattina in radiologia perché gli hanno detto che di notte era caduto dal letto. Per fortuna non si è rotto nulla. Poi ha detto che un infermiere gli aveva detto che sua figlia stava  arrivando, e lui non capiva come facesse a sapere di me… la cosa lo confondeva, e questa confusione lo sfiniva. La spiegazione c’era: l’infermiere mi aveva vista arrivare e gli hanno detto che ero la figlia, lui poi non sapeva quale figlia ovviamente, e pensava fosse mia sorella. Insomma tante cose che lo confondono hanno una spiegazione logica.

Nonostante facesse fatica a parlare, era sempre lui, e non si è trattenuto dal rimproverarmi quando dicevo stupidaggini o se facevo domande stupide.

Sono uscita per permettere alle infermiere di cambiarlo, e quando sono tornata era diverso. Era seduto più dritto e non sbiascicava più. Ha espresso il desiderio di mettersi seduto cosí da cambiare posizione e dare sollievo al coccige e ho fatto portare dalle infermiere una cuscino con schienale e braccioli cosí è potuto stare seduto un po'. Era tutto contento e io mi son sentita utile. Lui si fa problemi a chiedere alle infermiere, non so perché pensa di disturbare, e come se si fosse scordato che gli infermieri fanno un lavoro che si sono scelti, e che non lo fanno gratis, e lui ha pagato decenni di tasse salatissime per godere di questi servizi.

Gli ho dato da mangiare ed era tutto contento. Alla fine l’ho aiutato a rimettersi giù perché era stanco e gli ho promesso che gli avrei portato un cuscino anti-decupito. Sono rimasta 3 ore per la bontà delle infermiere che hanno chiuso un occhio, e perché non c’erano altri visitatori.

Lui ha raccontato all’infermiere della mia sorpresa di luglio, quando mi sono presentata a casa loro inattesa, con Matilde che lui non aveva mai visto. Mi ha presentata come "la sua gioia numero 1", e ha detto che oggi era una bella giornata. Ora di andare via mi ha detto che oggi era stato benissimo, e che magari era stato l'avermi vista. Sono venuta via spossata, un po' scossa, ma contenta.

Sono tornata giovedì, e dapprima l’ho visto cereo… mi ha vista e mi ha subito detto che non era una buona giornata. Poi mi sono accorta che non aveva la mascherina dell’ossigeno e quando gliel’ho detto mi ha fatto “Ssshhh” con le dita. Quel giorno le infermiere erano altre, più energiche ed esperte e hanno subito approfittato della mia presenza per metterlo seduto sulla sedia a rotelle, cosí abbiamo subito provato il cuscino che gli avevo portato. Ha mangiato dell’uva ed era lucido. Anzi ha dato un’occhiata di fuoco a un’infermiera che lo stava trattando come un bambino, che mi e sembrato l'uomo di sempre. Quante volte ho visto quelle occhiate! Per me era gioia pura riconoscere il mio papà. Mi ha persino concesso di farci una selfie, e poi mi ha dato istruzioni per rimetterlo a letto da sola, senza chiamare nessuno. Sembra che lui voglia sedersi e cambiare posizione, ma si stanchi in fretta e voglia tornare a letto. Le infermiere vorrebbero che lui stesse seduto più a lungo dopo che lo hanno alzato, anziché rifare tutto il trigo più volte. 

Mi hanno sbattuta fuori senza troppo complimenti, dopo quasi un’ora. Sapevo che non lo avrei rivisto prima della mia partenza e ho trovato difficile andarmene, come se la visita fosse incompleta.

Sono uscita con la speranza che lui possa recuperare.

Io, mia mamma e mia sorella abbiamo passato 24 ore di tranquillità, anche se la le chiamate giornaliere del medico non riflettevano quello che avevo visto io. Dicevano che era agitato e molto confuso. Venerdi per la prima volta la dottoressa ha parlato di problema neurologico, senza più attribuirlo ai farmaci e all’ospitalizzazione.

Sabato sono ripartita, meno tranquilla di quanto avrei voluto. 

Domanica mattina ho riabbracciato i miei bambini, Matilde era raffreddata e si è svegliata presto e mugugnava, cosí sono andata da lei e quando si è accorta che ero io si è alzata e senza dire una parola mi ha abbracciata e non mi lasciava più andare. Quando mi sono staccata ho visto che sorrideva felice, e ogni tanto si staccava per guardarmi con un sorriso enorme e poi mi riabbracciava. Mi ha gonfiato il cuore. Tristan, che al telefono mi aveva detto che gli mancavo tutti i giorni, dopo due secondi di abbracci mi ha chiesto dove fossero le sue sorprese. -.-‘

Le ultime notizie su mio papà hanno riconfermato la scomparsa della polmonite che però ha lasciato danni permanenti ai polmoni per cui avrà bisogno dell’ossigeno a vita, e un problema neurologico dovuto alle conseguenze della prolungata anestesia che può aver portato a galla qualcosa di latente.

L’hanno spostato dall’ariea critica nel reparto cardiovascolare sperando che avrebbe avuto piu tranquillità e più disponibilità per aiutarlo a muoversi. Da quando è li, però, le cose sono peggiorate. Lui sbiascica moltissimo perché lo riempiono di psicofarmaci per farlo stare tranquillo. Lui si rifiuta di mangiare quindi gli stanno dando roba endovena. Si toglie la mascherina dell’ossigeno. Il reparto è chiuso perché ci sono stati molti casi Covid quindi limitano le visite per i prossimi 15 giorni. Mia mamma è riuscita a vederlo domenica grazie a uno speciale pass rilasciato perché lui è paziente critico. Ha detto che lui è stato gentile ed era contento di vederla, ma le continuava a dire che riceve un brutto trattamento e bisogna fare qualcosa. Appena si accenna che deve sforzarsi di mangiare se vuole iniziare la fisioterapia, lui si arrabbia. 

Ieri mia sorella ha chiesto a un infermiere di aiutarlo a chiamare visto che non può ricevere visite. Nella chiamata lui era molto confuso, non sapeva cos’era un pin e continuava a ripetere che non sta bene e lo trattano male.

Oggi ha chiamato mia sorella due volte. La prima chiamata è stata angosciante, una richiesta di aiuto. Lui era stremato, e ha detto che non sa quanto avrebbe potuto continuare cosí, che non ce la faceva più , ma che non aveva alternativa. Era stanchissimo e la chiamata si è interrotta. Poi l'ha chiamata di nuovo, e stavolta ha fatto parlare il suo compagno di stanza, un certo Piero.  Lui sembra un signore distinto e in forma e ci ha detto delle cose che mi hanno fatto rizzare i peli sulla braccia. Ha detto che hanno tolto papà dall’isolamento – che isolamento?? Che adesso finalmente possono parlare. Che gli stanno dando porcheria per vena, e che se qualcuno lo aiutasse a mettersi seduto o ad alzarsi un po', magari gli verrebbe la voglia di mangiare. Insomma da quello che ha detto sembra che mio padre abbia ragione a lamentarsi. A meno che non sia matto anche Piero, but what are the chances… Ha detto anche che mio padre ha fatto un discorsetto al dottore su dei cambiamenti che devono avvenire riguardo al suo trattamento, e che il dottore ha detto che li avrebbe presi in considerazione. Non siamo riuscite a sapere che cambiamenti ha richiesto.

Essere lontana diventa sempre più frustrante perché adesso vorrei andare e vedere di persona come vanno le cose, anche se so che quello che vedrei durante una visita non è il dietro le scene.

È difficile non dubitare che ci sia del vero in quello che dice mio papà, senza poterlo constatare di persona. È difficile credere che lui non ragioni proprio più.

20 Novembre

Ho scritto il posto di sopra l'11 novembre, tra l'altro il giorno di San Martino.
Le cose sono degenerate da allora. Per un paio di giorni i dottori erano impegnati in sala operatoria, il reparto era chiuso ed è stato estenuante non sapere nulla dopo l'ultima chiamata. Abbiamo pensato che era ora di toglierlo di lí e spostarlo in una struttura riabilitativa e poi a casa.
Poi hanno riaperto il reparto e mia mamma è potuta andare. Ma da allora le notizie non sono più state positive. Lui non riesce a ingoiare, quindi non si alimenta, ha sempre meno momenti di lucidità, e ha una diarrea fortissima che lo sfinisce. Gli infermieri non possono stargli dietro perché se lo siedono lui vuole andare in giro e non sta fermo, e non possono lasciarlo né seguirlo. E continua a togliersi l'ossigeno. Di giorno dorme, o ci prova, perché la notte non chiude occhio e diventa violento. Mia mamma ha proposto di far venire una persona apposta per occuparsi di lui, cosí che abbia qualcuno che lo possa seguire. 
Mia sorella è poi riuscita a fargli la barba, ma lui è sempre più disorientato.
L'ospedale ha dato il permesso di fargli andare una persona 24h e mia mamma ha trovato una signora che gli farà la notte, che è quando lui è più agitato.
Il dottore ha riferito che è riuscito a fare un discorso sensato con papà, che gli ha ribadito che lui vuole tornare a casa da moglie e figlie e che non ha più senso continuare cosí, e che lo lascino morire in pace.
Martedí è andata peggio, il resoconto di mia sorella non era buono. Lui non riesce a ingoiare e si arrabbia, continua ad avere diarrea, ha freddo e trema, e continua a non riuscire a dormire la notte. È sempre più confuso tanto che hanno iniziato una nuova terapia per vedere se riescono a calmarlo senza sedarlo troppo. Se non si fa quello che vuole o si insiste a mettergli l'ossigeno si arrabbia e urla, e rischia di far male agli altri e a se stesso, sprecando la poca energia che ha.
Mercoledí ancora peggio, provava a infilarsi un tovagliolo pensando fosse una calza. La signora che gli ha fatto la notte dice che una volta a casa rientrerà, ma poi ha chiesto se volevamo provare a lasciarlo solo la notte successiva. Dice che papà è molto energico per difendersi, e tira calci al personale se non vuole farsi cambiare (a me diceva che quando lo cambiano gli fanno male). La notte si è strappato la flebo dal braccio.
Giovedí nessuna novità, continuava a straparlare. Hanno detto che il giorno dopo gli avrebbero fatto una colonscopia per cercare di capire cosa sta causando questa diarrea.

Mio papà è mancato venerdì mattina, il 19 novembre. Ho ricevuto la chiamata da mia sorella alle 6.20 di mattina, e io nella mia ignoranza pensavo volesse dirmi che avevano trovato qualcosa di brutto durante la colonscopia. Invece mi ha detto che, non avendo trovato nulla durante l'esame, l'hanno portato in sala operatoria per investigare, e lui non ce l'ha fatta.
Ho passato la giornata come un lavandino rotto, senza rendermi veramente conto della realtà. È difficile credere a qualcosa che non puoi e non vuoi vedere.
Certe cose non mi tornavano ma le ho capite poi dopo. Durante l'operazione hanno scoperto che parte dell'intestino era andato in necrosi, il che è una cosa risolvibile ma non in un organismo cosí provato. Hanno capito che non arrivava abbastanza ossigeno neanche lí. Che saturava solo 85, chissà da quanto, e questo spiega gli ultimi mesi in cui stava male, gli mancavano le forze, il respiro, e anche il cervello non funzionava più normalmente.
Ieri è stata una giornata difficile. Volevo solo piangere in pace. L'ho fatto al lavoro, ma in modo controllato. A casa invece, non potevo. Tutti mi dicono "almeno hai i bambini, cosí ti distraggono...". Non è cosí. A quanto pare io ho bisogno di processare il dolore da sola. Avrei solo bisogno di poter piangere in santa pace per quanto tempo sia necessario. Tutto lí. Versare tutte le mie lacrime senza trattenerle e vederle poi uscire a sorpresa per mesi.
La sua perdita ha lasciato un dolore enorme, attutito dalla consapevolezza che le sue sofferenze sono finite, e accentuato dal senso di colpa di non averlo potuto accontentare nella sua richiesta di tornare a casa, e pensando che, ad averlo saputo, lui avrebbe preferito non farsi operare e morire lo stesso nel giro di 10 minuti quando l'aneurisma fosse scoppiato, piuttosto che passare un mese in ospedale augurandosi di essere ovunque tranne lí.
Non possiamo cambiare il passato, e lui ha voluto darsi un'ultima possibilità. Speravo avrebbe potuto godersi qualche anno in più libero da dolori, e invece è finita. E io non sono là.
Alla fine sono grata della mia testardaggine perché sono partita contro il parere di tutti, e ho fatto bene. Ho regalato a me stessa qualche ora con lui, la falsa speranza che tutto sarebbe andato bene, e spero che lui si sia sentito amato. Lo è stato, e non solo da noi. I messaggi di amici e parenti sono stati moltissimi.
Ha lasciato un ricordo bello in tantissime persone, anche in chi non pensavo avesse ricordi di lui.

E io ti voglio ricordare così… perché anche se gli ultimi anni siamo stati lontani e gli ultimi mesi sono stati difficili, di momenti felici ce ne sono stati, e li conservo tutti gelosamente nel
❤️
.
Grazie per ciascuno di loro.
E grazie per non esserti mai più tagliato i baffi per evitarmi un dispiacere.
Ti voglio bene papà. Anche se hai lasciato un grande dolore, mi consola sapere che almeno tu non soffri più.



Tuesday, October 26, 2021

Papà

Scrivo questo post per pura scamaranzia. Non sono una persona superstiziosa, però mi preparo sempre per il peggio. Adam mi chiama pessimista, io invece credo di non esserlo. Semplicemente, preferisco prepararmi al peggio e poi provare sollievo, piuttosto che aspettarmi il meglio e poi restarci secca.

Mio papà non sta bene da mesi. È inappetente, infelice, stanco, stremato, e ha dolori ricorrenti alla fascia lombare. Quando l'ho visto a luglio non mi sembrava cosí male, a parte la spossatezza che non riusciva a scrollarsi di dosso, e che magari era dovuta in parte al caldo e in parte al poco nutrimento. A luglio era andato in pronto per una sospetta colica renale, e gli avevano trovato un trombo all'arterie renale, e un aneurisma all'arteria addominale, ma gli hanno dato medicine per il trombo e detto di tenere sotto controllo l'aneurisma.

Da quando noi siamo ripartiti le cose sono peggiorate. Mangia nulla, ha sempre dolore, ha sempre freddo e non riesce a fare due passi senza sfinirsi e doversi stendere. All'ultima eco hanno visto che l'aneurisma era cresciuto in maniera esponenziale e hanno deciso di operarlo. Alla fine sabato scorso è andato in pronto e l'hanno trattenuto per un'operazione d'emergenza per eliminare questo aneurisma. L'operazione è riuscita, ma il chirurgo ha notato altri problemi, soprattutto al cuore, che poi voleva approfondire. L'anestesia ha avuto effetti devastanti, con delirio che rasenta la pazzia, confusione che fa tenerezza, e una cattiveria nei confronti di chirurgo e infermiere, e soprattutto di mia madre. I problemi di respirazione sono cominciati ieri, ed è stato spostato in reparto medicina d'urgenza. Hanno detto che potrebbe avere una polmonite, e gli hanno fatto esami da cui è risultato un tappo di muco nei polmoni (o bronchi?). Hanno deciso di fare una broncoscopia per rimoverlo. Fatta procedura, chiamano mia mamma e le dicono che il tappo non c'è, e che ha una polmonite grave. Gli hanno dato un secondo antibiotico e adesso devono vedere come risponde al trattamento. Queste sono le ultime notizie che ho ricevuto. Mi sento inutile e impotente, lontana ed esclusa, e non riesco a calmare questo senso di perdita che mi attanaglia. Questo senso di eventi che stanno succedendo troppo in fretta, inaspettati, fuori dal nostro controllo. Ho paura, ho paura che succeda qualcosa di brutto e che io sia qua, lontana da loro. Ho paura di non essere pronta all'evenienza. Ho paura che, nonostante la mia scaramanzia, questa volta io non sarei preparata. Fino a ieri avevo paura per il dopo, per il ricovero, per gli effetti dell'anestesia, per quanto mia madre avrebbe dovuto fare e subire, senza il mio aiuto. Avevo paura che lui, il mio papà, si riducesse a una persona diversa, confusa e spaesata,  a cui serve l'aiuto di altri per vivere, e che avrebbe perso la sua dignità, che mia padre non avrebbe mai accettato. Adesso invece ho solo paura che lui non ce la faccia. Il suo corpo debilitato non ha le forze per affrontare questa operazione e una polmonite. Non sono pronta a non vederci più, a non parlarci più, a non discutere più, a non essere tornata a vivere vicino quando avrebbe potuto godersi il miei bambini. So che è normale sentirsi cosi, eppure non posso farci niente.

Non mentirò dicendo che lui è stato un padre meraviglioso, amoroso e presente. Non è stato cosí e mi è sempre dispiaciuto. Lui era un padre lavoratore, un padre severo, all'antica. Lui tornava a pranzo, mangiava e se ne andava, per tornare poi alle 8. Mangiava e poi guardava la TV. Non ricordo che giocasse con noi, anche se probabilmente l'ha fatto quando eravamo piccole, non ci ha mai aiutato a fare i compiti, mai portato alle partite di pallavolo, basket, etc, non è mai venuto alle nostre recite né ha mai conosciuto le nostre maestre o i nostri amici. Non abbiamo mai parlato liberamente, per paura di dire qualcosa di sbagliato, o di iniziare una discussione in cui non potevamo mai avere l'ultima parola. Abbiamo discusso tanto, ho pianto tante volte. Eppure... eppure. In qualche modo noi gli abbiamo sempre voluto bene. Sarà colpa dei baffi, ma ha sempre avuto questo potere per cui, non importa quanto ci facesse arrabbiare, alla fine a me finiva per fare pena, e non riuscivo a tenere il muso a lungo. Sarà per le storie della sua infanzia povera e triste, con un padre che era davvero non una bella persona, un brutto esempio per lui, che sembra assomigliarci sempre più. Mi faceva pena perché sapevo che lui figli non ne voleva, perché aveva paura di non essere capace a fare un buon padre, visto il suo. L'ha fatto per amore di mia mamma, quella stessa donna che adesso tratta male, e che sembra a malapena tollerare.

Nonostante tutto, lui c'è sempre stato. Non ci ha mai ferite fisicamente, non ci ha mai fatto mancare nulla, e ci ha insegnato l'educazione. Io sono quella che sono grazie a lui, i cui geni e valori ho ereditato. Abbiamo personalità simili, che mia mamma e mia sorella non hanno. Forse per questo io ero quella che lo capiva di più, o almeno si sforzava di più. Siamo perfezionisti, costanti, testoni e non molliamo mai. Abbiamo aspettative sempre troppo alte, soprattutto nei confronti di noi stessi, per questo non siamo mai soddisfatti di noi. In me questo si rivela nella mia insicurezza e convinzione di non essere mai abbastanza abbastanza brava, abbastanza bella, abbastanza in gamba, abbastanza intelligente, etc.

Nonostante tutto, mi ha regalato un'infanzia che ora reputo felice, e di cui ho nostalgia, e che vorrei regalare ai miei bambini. 

Per questo ti chiedo... non mi lasciare papà.

Wednesday, October 13, 2021

Il mio Cinquenne cresce

Tristan ha cominciato Kindergarten ad agosto. Qui e l’inizio della scuola dell’obbligo, e fa parte delle elementari, anche se il corrispettivo italiano e l’ultimo anno di scuola materna.

Ha dovuto cambiare compagni, maestre, e scuola, e visto che comincia alle 8 e finisce alle 2, ha anche dovuto cambiare abitudini. Si deve alzare presto per arrivare alle 7.40 (visto che abbiamo scelto una scuola in un altro quartiere, dobbiamo portarlo in macchina) e mettersi in coda e fare il “loop”, che e il percorso che le macchine che portano i bambini devono fare. Quando arrivano all’entrata I bambini scendono ed entrano. Chi li accompagna non scende, e se ne va.

Oltre al fatto che e Adam a doverlo portare e quindi ha dovuto cambiare orario di lavoro e si becca il traffico dell’ora di punta (l’asilo di Mati e vicino al mio ufficio, a sud, mentre la scuola di Tristan e a nord), il problema principale e stato cosa fargli fare dalle 2 in poi. La scuola offre il servizio di doposcuola (a pagamento), ma, cousa Covid, il personale e dimezzato, cosi hanno ridotto i posti disponibili. La registrazione e stata aperta proprio il 3 agosto, quando noi siamo ripartiti dall’Italia, per cui non siamo riusciti a garantirgli un posto. 

Piano B e stato trovare un posto al di fuori della scuola che offrisse lo stesso servizio. Ce ne sono tantissimi, ovviamente a pagamento, ma bisogna trovarne uno che serva la sua scuola, e vada a prendere i bambini col pullmino. E stato un processo stressante. Adam se ne e occupato personalmente, ma ha avuto poca fortuna. Il primo posto non ci e piaciuto, il secondo ci e piaciuto anche se era lontano dalla scuola, cosi lo abbiamo iscritto li. Il giorno dopo ci chiamano e ci dicono che no, hanno deciso che la scuola e troppo lontana e non offrono il servizio di pickup. Abbiamo dovuto trovare un’alternativa in poco tempo (la scuola cominicava il 18), e in realta era l’ultima possibilita. E un posto che offre anche classi di Taekwandoe, un posto pulito, vicino alla scuola (cosi non avrebbe dovuto passare troppo tempo sul pullman).

Il pensiero che il mio bambino di 5 anni dovesse prendere il pullman da solo per me era scioccante. Mi sembra davvero prematuro. Considerato che si sarebbe trovato da solo, senza una faccia conosciuta, in un posto nuovo, enorme, e avrebbe pure dovuto prendere il pullman giusto per recarsi in un altro posto nuovo e sconosciuto, mi sembrava davvero troppo per un cinquenne.

All’inizio Adam ha messo a tacere le mie preoccupazioni dicendo che qui i bambini crescono piu in fretta, che e una cosa positiva, che sarebbe andato tutto benissimo. Poi in realta ha iniziato a preoccuparsi anche lui. Sono riuscita a convincerlo ad andare a prenderlo in macchina il primo giorno, e portarlo a Taekwandoe in macchina. Solo che quel giorno e stato trattenuto in ufficio, cosi Tristan e uscito da scuola e ha preso il pullman da solo. So che la scuola sarebbe stata organizzata e non avrebbe permesso che un bambino prendesse il pullman sbagliato, pero era talmente tutto incasinato, che la scuola aveva il posto sbagliato in archivio, e non riusciva a cambiarlo, e noi siamo stati in ansia fino alle 3, quando non ho resistito e ho chiamato Taekwandoe per assicurarmi che fosse arrivato nel posto giusto. Mi dicono che il pullman non e ancora arrivato. Erano le 3.30 e lui usciva alle 2. Io ansiosa come pochi, sono riuscita a stento a trattenermi dall’andare personalmente a cercare il pullman per le vie della citta. Alla fine arriva, ma tardissimo. 

Adam era li ad aspettarlo e ha chiesto come mai fossero tanto in ritardo, gli dicono che la prima settimana e un po cosi, il pullman deve imparare la strada migliore, poi i tempi si accorceranno.

Tristan era un po intimidito dall’intero processo, ma lui e uno stoico, non lo da a vedere.

Adam pero e andato ad aspettarlo a Taekwandoe tutta la settimana, e la sua ansia e cresciuta. Prima Tristan ci ha detto che aveva aspettato il pullman per un sacco di tempo, fuori al caldo. Poi Taekwandoe ogni tanto non mandava il messaggino per confermare l’arrivo. Poi un giorno ha visto che, dopo la lezione, Tristan anziche tornare nell’ambiente del doposcuola, ha seguito gli altri ragazzi piu grandi che uscivano dall’edificio e nessuno se n’e accorto. Insomma non eravamo tranquilli e stavamo cercando soluzioni alternative. Poi, poco per volta le cose si sono sistemate un po’, e a lui Taekwandoe sta piacendo molto. Sta diventando piu agile e sicuro di se, e non sembra dispiacergli il tragitto sul pullman. Al doposcuola hanno calcio balilla, giochi vari, iPads, e cose da fare, mentre al doposcuola della scuola li mettono solo in caffetteria a colorare per ore. Quindi alla fine va bene cosi.

All’inizio non conosceva nessuno, era l’unico della sua classe a salire su quel pullman, e al doposcuola I ragazzini piu grandi monopolizzavano i giochi piu fighi, mentre lui si faceva maltrattare. Ora sembra che si sia trovato un equilibrio, e va tutto bene. Non dormendo piu al pomeriggio, la sera crolla in fretta. Non ci racconta molto, per farlo parlare dobbiamo fare domande a Matilde, allora interviene. Se le facciamo a lui, e tutto un “I don’t know, I don’t remember”.

Per me che sono una “control-freak” questo non sapere esattamente come passi le sue giornate e un grande problema. Finche non ci penso, vado avanti tranquilla. Torna a casa vivo e vegeto tutti I giorni, non e malmenato e sembra tranquillo. Se pero inizio a pensarci allora lo trovo davvero difficile, abituata com’ero a ricevere foto e messaggi dall’asilo. Il fatto di non sapere come sia fatto il parco giochi, di non conoscere I suoi compagni, di non sapere esattamente come sono divise le sue giornate mi da un enorme fastidio. Sara parte del vedere I proprio figli diventare grandi, e sentirli sfuggire senza poterli trattenere.

Sa scrivere il suo nome e fare lo spelling velicissimo ormai, questo l’ha imparato gia all’asilo ma il suo amichetto non lo sa fare per nulla quindi ho pensato che forse lo davamo per scontato. Non ha interesse a imparare a leggere, nonostante conosca tutte le lettere e i suoni. Appena vede che ci mette troppo, dice che non lo vuole fare.

Nonostante ciò, è un bimbo sveglio, e sa essere dolcissimo. Credo anzi che faccia lo svogliato solo a casa, ma che a scuola si impegni abbastanza. Sono curiosa di sentire i commenti della mostra al primo incontro.

Tuesday, September 28, 2021

2 anni

Cara Matilde,

a luglio hai fatto due anni, e io ancora non mi capacito che siano volati cosí, in un istante. Negli ultimi mesi sei cresciuta e sei diventata una persona vera, con la sua personalità, i suoi gusti, i suoi punti di forza e di debolezza, con una indipendenza sorprendente per una bimba che, in realtà, è poco più di una poppante. Letteralmente, visto che ti sei attaccata fino a poco prima del tuo compleanno. Non so dovuto fare molto , con te tutto riesce facile. Ho notato che, se ti distraevi, ti dimenticavi della poppata, e cosí abbiamo iniziato a saltare qualche sera. Un paio di volte sei arrivata a saltare per una settimana intera, ma poi ci ricadevi, perché stavi poco bene, o perché te ne ricordavi. Poi devi aver saltato per due settimane, perché la prima sera che siamo arrivati in Italia l'hai cercata, ma mi era andato via, e hai capito che non ce n'era più.

Mi mancano i nostri momenti di intimità, quelli in cui il tuo viso si appoggiava sul mio petto, e ciucciando si rilassava completamente, percependo l'amore che ti avvolgeva, e il mio sguardo che ti accarezzava. Mi manca il calore del tuo corpicino, che si incastrava perfettamente al mio, e ti cullava finché eri pronta per la nanna.

Ti ho sempre messa giù da sveglia (per non commettere l'errore del primo figlio), a parta quando sei malata, in cui sto con te tutta la notte, e ti tengo vicina finché non ti addormenti.

Una volta mi hai chiamata, eri spaventata (forse un brutto sogno?), e sono riuscita a calmarti senza prenderti in braccio. Ti dirò un segreto... mi pesa tantissimo. Lo faccio per te, e per me, perché so che sei capace ad addormentarti da sola, e so che se ti abitui ad aver bisogno di me per dormire, sarà più dura per entrambe, ma è dura. Ti accarezzo, ti guardo e sussurro parole dolci, ma a vederti il profilo ancora da piccola vorrei solo tirarti su e stringerti a me e addormentarmi con te, abbracciate. Devo usare tutta la mia volontà per lasciarti crescere.

Da prima di andare in Italia (a luglio) hai cominciato a svestirti e a metterti la scarpe da sola. Se provo ad aiutarti, dici "ce la faccio, faccio da sola", e non me lo permetti. Sudi sette camicie, ansimi, eppure continui finché non sei riuscita, poi con enorme soddisfazione dici "Ce l'ho fatta!" e io sono orgogliosissima, perché conosco la testardaggine, l'indipendenza e la voglia di fare da sola, senza arrendersi. Parli italiano e inglese, e da mesi ormai comunichi senza alcun problema. Conosci forme, colori, numeri e qualche lettera, personaggi Disney, canzoni e poesie. Ormai capisci la differenza tra le due lingue e se ti chiediamo di tradurre in italiano una parola, tu traduci subito. Oppure vai a ripetere a papà in inglese quello che io ti ho appena detto in italiano. 

Vuoi che io ti legga i libri in italiano, anche quelli che sono rimati in inglese, dicendomi "leggilo in italiano", quindi devo improvvisare. Se invece papà legge in italiano, gli dici "no no no, english!". 

Voglio ricordare l'affinità che c'è tra noi, nel caso col tempo cambi. Voglio ricordare che ci capiamo al volo, che so cosa ti rattrista e cosa ti spaventare e come fare per calmarti, o per distrarti. Io e te abbiamo la stessa affinità che hanno Papà e Tristan. Sarà che siamo femmine, o sarà che siamo simili?

Sta cambiando, da marzo quando di papà non ne volevi sapere, e lo mandavi via se c'ero io nei dintorni, sei passata a cercarlo ogni tanto, poi sempre di più, e a volte persino a pretendere che sia lui a cambiarti o lavarti i denti. Dal ritorno dall'Italia sono cominciati i terribili 2, che si sono sicuramente notati, con qualche capriccio, ma sono per il momento abbastanza gestibili. La cosa più difficile per ora è convincerti a salire in macchina all'uscita da scuola. Per chissà quale ragione, ci mettiamo sempre una vita. Io so che a forzarti causo solo una scenata in cui tu piangi e urli, quindi cerco di essere paziente, ma è abbastanza frustrante, quando a casa c'è Tristan che aspetta, la cena da preparare, e tu stai li sul marciapiede e non ti muovi.

Sei un'esperienza completamente diversa da Tristan. Lui era un carro armato, tu sei piccina, minuta, una piuma, anche se a vederti sei perfetta, coi tuoi polpaccetti torniti. 

Lui non dormiva da solo, e quando era malato era un incubo, viziatissimo, lo dovevamo portare in braccio avanti e indietro, o fuori, insomma ovunque fuorché camera sua, tu invece anche da malata sei facile, ti fai pulire il naso e prendi le medicine senza storie, e a meno che tu non sia proprio tappata da non poter respirare, dormi lo stesso.

Lui era pigro, senza voglia di imparare a vestirsi da solo, lasciando perdere al primo fallimento. Lui parlava poco, col suo vocione, e, povero amore mio, col senno di poi avremmo dovuto accorgerci che la poca chiarezza era dovuta al frenulo linguale troppo corto. Tu fai vere e proprie conversazioni, in due lingue. A lui non sono mai riuscita a far imparare a memoria nulla, e fino a poco tempo fa sbagliava ancora la A,B,C song. Tu conosci un sacco di canzoni, poesie, filastrocche.

Lu in macchina mi chiedeva di non cantare, tu mi dici "Canta" anche se la canzone non la conosco e se è in un'altra lingua.

Lui era un angelo biondo, bello da mozzare il fiato, da pubblicità, un bambino perfetto. Tu hai una bellezza diversa, meno abbagliante, ma sei più accattivante, intelligente, e hai un musetto simpatico e dei destini a castorino che è impossibile non sorridere a guardarti.

Lui usava già il vasino regolarmente, tu ti rifiuti. Dici che devi andare, ma ti rifiuti di usare il vasino. Va' a sapere... Abbiamo avuto un paio di successi e speravo davvero avresti continuato, invece niente.

Lui non ha mai avuto un pupazzo preferito, tu dormi con coniglietto e unicorno, e non potresti mai dormire senza il primo.

Hai appena tagliato l'ultimo canino, in alto a destra. Usi ancora il ciuccio, per dormire la notte. Visto che tu ti addormenti da sola, non so proprio come farò a togliertelo. Con lui eravamo rimasti entrambi, ad accarezzarlo fino a che si era addormentato, con te la vedo più dura.

Ma non voglio preoccuparmi troppo. Ora capisco perché dicono che il terzo figlio è facile... sento che, se fosse come te, sarebbe una passeggiata, eliminare gli ultimi errori fatti con te (tipo togliere il ciuccio a un anno massimo) e rendere l'esperienza ancora più semplice.

Il viaggio in Italia è stato splendido, la sorpresa riuscita, i bambini meravigliosi, anche in aereo, e Tristan è diventato un bambino felice. L'ho anche sentito molto più vicino a me.

Dopo quel viaggio, io e Adam cui siamo davvero detti che dovremmo spostarci, perché sembra che sarebbe la cosa più giusta per la nostra famiglia. Io ero nel mio elemento, e i bambini stavano proprio bene, erano felici.

Avrei voluto raccontare tante cose della nostra vacanza, ma ho aspettato troppo, quindi ne conserverò il ricordo senza troppe parole.

Monday, July 5, 2021

25 giugno

A te che sei introverso, cauto, diffidente e riservato. Che ci metti una vita a fare amicizia. Che sei sensibile, amante degli animali, e sai essere dolcissimo. A te a cui vorrei regalare la mia infanzia, spensierata, felice, all’aperto. Che vorrei crescere 30 anni fa anziché in questo mondo che è cambiato troppo e che non mi piace molto e in cui non mi ritrovo. A Te, a cui vorrei insegnare valori importanti e che non trovo più. A te, che quando sei arrabbiato sai ferirmi come poche persone riescono a fare, e quando sei felice e mi dici “mommy I love you so much” mi riempi il cuore di un amore indescrivibile. A te, che mi illumini la vita con quei tuoi occhi blu. A te, che hai reso il mio sogno realtà. A te, che ti sei cuccato una mamma nuova, e ti sei beccato tutti i suoi errori. Che l’hai dovuta poi condividere con una sorella che “l’ha portata via”, e sei riuscito a ricrearti un equilibrio tutto tuo, in cui io ho perso un po’ il posto, e di questo soffro ogni giorno. A te, per cui vorrei scacciare via tutti i pensieri brutti, la tua rabbia cieca che a volte riaffiora, le tue paure, e proteggerti per sempre. Per cui mi batterei con chiunque voglia farti del male, a mani nude, senza esitare. Perché nonostante tu abbia già cinque anni, sei sempre il mio bimbo, il numero 1, unico e speciale, e sempre lo resterai. 

A Te, tantissimi auguri amore mio grande, mio piccolo sole biondo.