Li chiamano I “terrible twos” ma si sbagliano. Non sono niente in confronto ai terrible 4. Non so come si faccia ad amare tanto un essere umano che ti spinge al limite, ancora, ancora, ancora. Sono sempre stata musona, dopo un litigio o un battibecco ci mette un po’ a passarmi, ma con Tristan ho imparato il significato di ‘amore incondizionato’. È letteralmente incondizionato da qualsiasi elemento o comportamento, non importa quanto cattivo: l’amore non cambia. Mi chiedo se sarà sempre cosí, o a che punto possa cambiare. Quando i figli diventano adulti? Quando ci deludono e non hanno piu la scusa di essere bambini? Quando lo fanno deliberatamente, sapendo quanto ci fanno soffrire? Per adesso la cosa non mi riguarda, perche mi basta uno sguardo pentito, un mezzo sorriso, un occhio angosciato, e la rabbia evapora. Svanisce tutta, come per magia, e resta solo la voglia di prendermi il mio bambino e abbracciarlo, per proteggerlo dai demoni che ogni tanto prendono il sopravvento e che non mi so spiegare. Stiamo attraversando un periodo difficile, e non sono sicura che lo stiamo affrontando al meglio. Sono confusa, sono basita, e sono spaventata. Mi chiedo se sia normale, e la riposta che mi do continua a cambiare.
Tristan è geloso, questo lo so. Ne ha ragione, o forse lo credo per via del mio senso di colpa, perché lavoro e passo davvero troppo poco tempo con lui. Prima tutto quell poco tempo lo dedicavo a lui, ora invece c’è anche Matilde, e anche me stessa. Quella persona che per 4 anni si era dimenticata di esistere si è svegliata e si è ricordata che esiste anche lei, che prima che arrivassero i figli era una donna, e una moglie, e da febbraio si ritaglia 30 minuti 5 giorni a settimana per allenarsi, e per sentirsi meglio. Ho messo da parte il senso di colpa e mi sono presa del tempo per me. Non troppo, eppure sembra tantissimo adesso che sono tornata a lavorare in ufficio e che torno a casa più tardi. Sembra tantissimo quando il tempo totale che posso passare coi miei figli si reduce a meno di 3 ore ogni notte (le lott… ehm.. le preparazioni mattutine non contano). Sembra tantissimo quando 2 di quelle tre ore trascorrono con capricci e scene isteriche che ci lasciano senza parole.
Tristan è un bambino meraviglioso quando vuole. È educato, gentile, generoso, allegro, socievole, curioso, affettuoso. Eppure, ultimamente, quando gli si dice di no impazzisce. Non ascolta e provoca la lotta. Gli si scatena una rabbia dentro che è incontenibile. Io mi chiedo che motivo abbia un bambino di 4 anni da giustificare tutta questa rabbia. Parlo con altre mamme, e mi dicono che hanno gli stessi problemi, eppure quando queste scenate succedono, a me sembra ci sia altro, più a fondo, per tutta questa rabbia. I capricci sono normali, ma qui non si tratta solo di quello… è come se lui cercasse il confronto per avere la scusa e far uscire questa rabbia intenso che lo corrode. Non lo capisco. Va in uno stato particolare dove non gli si può parlare perché strilla di rabbia cosí forte che non ci si sente parlare, e più gli si parla più urla di non parlargli e di lasciarlo solo, però se lo si lascia solo ti cerca e chiede di non andartene. Torni e ti riurla di non guardarlo e non parlargli. Non ne fai una giusta insomma. Non vuole la risoluzione del conflitto, anche se gli si offre la possibilità. Gli parli con calma, cerchi di ragionarci, urli, lo ignori, ma nulla funziona. Poi, cosí com'è cominciata, la crisi passa. All’improvviso ti lascia avvicinare e allora torna normale. Torna in sé, ascolta, si pente, si scusa, capisce, fa quello che deve fare, e accetta il perdono. Eppure, la scena si ripete alla prossima occasione, come se ciò che è appena successo non gli avesse insegnato niente.
Ieri l’ho preso da scuola, e in macchina e successa una cosa bellsisma: è riuscito a pronunciare il suogo “g” di gatto. E un impedimento che ha, dovuto al frenulo sotto la lingua che è troppo corto e che gli sta causando problemi a parlare chiaramente. Ero felicissima e orgogliosa come un pavone, e lui era contento di vedermi felice, e continuava a chiedermi se il mio cuore era pieno di felicità, e se ero orgogliosa. Un bambino dolcissimo.
Ieri sera poi aveva dei compiti da fare, che non ha fatto prima di cena perche voleva guardare la televisione e, visto che io ero impegnata a preparare cena, non ho insistito visto che tanto non lo potevo seguire. Dopo cena era di nuovo davanti alla tv, cosi gli ho proposto di venire a fare i compiti e tenermi compagnia mentre lavavo i piatti, cosi lo avrei potuto aiutare. Mi ha continuato ad ignorare, cosí ho iniziato a dirgli di mettere il cartone in pausa altrimenti avrei spento la tv. Gliel’avrò ripetuto dieci volte senza risultato. Alla fine prende il telecomando e lo fa cadere e, anziché raccoglierlo e mettere in pausa ha iniziato a strisciare sui cuscini e farsi scivolare perdendo un sacco di tempo mentre io aspettavo. Ho contato fino a tre e ho spento. Apriti cielo. Scenata #1. Io cercavo di parlargli e dirgli di venire a fare i compiti in fretta cosi avrebbe potuto finire il cartone dopo, e lui continuava a scappare e a urlare che era arrabbiato e di non parlargli. Torna suo padre dalla passeggiata con Matilde e me la molla, mentre l’altro continua a fare il matto. Vado in bagno e chiudo la porta mentre lavo Mati, visto che questo dovrebbe essere “quiet time”. Tristan arriva, apre la porta e si mette a urlarci davanti di tenere la porta aperta. Suo padre dopo aver provato a parlargli rinuncia anche lui e si chiude in camera, cosí Tristan urla pure a lui di aprirgli la porta. Apro la porta per uscire e vado in camera, e lui mi segue urlando. Suo padre gli dice di calmarsi altrimenti non può entrare, ma non serve a niente, e alla fine lo mette in camera sua dicendogli di non uscire da lí. Andiamo avanti cosí fino a che non porto Mati in camera per dormire e chiudo la porta, lui esce di camera e sempre urlando mi apre la porta. Gli dico che se si calma può entrare ma lui non sente, non vede, e nella sua ‘zona matta’ ed è impossible farsi ascoltare. Adam esce e lo porta in garage o in camera e si arrabbia, perde le staffe. L’altro urla e dice che non vuole ma ricomincia non appena Adam cede. È snervante. Alla fine sento che Adam usa un approccio diverso, lo blocca fisicamente e lo costringe a farsi ascoltare, finche luI si calma (dopo mille urla e una lotta fisica). Quando metto a letto Mati li trovo che fanno i compiti. Finiti quelli, comincia un’altra scenata perche lui vuole uno snack, ma ormai è troppo tardi quindi gli diciamo di no. Questa ce la scampiamo grazie alla distrazione, e alla fine e a letto che dorme. Alle 22.30 sentiamo delle lagne ed è lui, che piagnucola e si lagna nel sonno. La cosa mi fa quasi ridere perche questo tono lagnoso e proprio insopportabile, e mi sento male perche penso che sta sognando il litigio che ha lasciato incompleto, perché si è addormentato prima che io potessi salutarlo.
Alla fine si sveglia scalciando e piagnucolando e mi accorgo che ha il naso chiuso, e del muco. Passiamo la notte a implrarlo di farsi soffiare il naso, o di prendere un cucchiaino di miele, o di smettere di piangere visto che lamenta un mal di testa. Lo portiamo fuori per calmarlo, lui si calma ma poi riprende. Alla fine inizia a dire che ha mal di testa, poi che ha male all’orecchio. Non so neanche se credergli più. Gli do medicina e lui si calma, e alla fine va a dormire in salotto con suo padre, ma lo sento ancora parlare all’una e mezza. Alle due sto per addormentarmi e sento l’altra che piange. Si è svegliata con tutto quel trambusto ma si era limitata a dare calci al lettino. Adesso, anziché lasciare che si calmi da sola, vado dentro perche non voglio che svegli lui. Si sveglia di nuovo un’ora dopo. Alla 6 lui si sveglia ripetendo a non finire “I want daddy I want daddy”. Non riesco a intervenire, è inutile, è un disco rotto. Riesco a distrarlo e a fargli fare colazione e vestirsi. Siamo in ritardo, tremendo ritardo. Mati ha fame, non vuole entrare nel seggiolino, strilla, io apro la porta del garage e lui comincia a piangere e urlare che c’è puzza e a tapparsi il naso. Io ho il naso fino, non c'è nessuna puzza. Gli dico di salire in macchina e lui non ascolta, poi mi urla “GET OUT OF MY WAYYYY” mentre io ero chinata a legare Matilde. Io perdo la ragione perche non sopporto questa mancanza di rispetto. Sale in macchina e continua cosí, poi non vuole la musica, io che sono pronta a sbattere la testa contro qualsiasi muro che incontro. Piove a dirotto e le sue urla mi distraggono. Penso che non voglio fare un accidente per colpa di questa urla che mi straziano. Poi, all’improvviso, il silenzio. Io non dico una parola, e mi dispiace perche in macchina vorrei cantare e chiacchierare prima di mollare i miei bimbi a scuola. Matilde assiste a tutte queste scene e chissà cosa pensa. Mi dispiace per lei che deve sentire tutte ste urla, e magari pensa sia normale.
Arriviamo a scuola e lui, come se niente fosse, mi dice “Mommy, look! Yesterday there was a duck there!”.
Che cosa faccio?!?? Siamo noi? Perché quello che provo la maggior parte delle volte dopo che la tempesta si calma, è vergogna?
Update: dopo essere arrivati al fondo, per qualche settimana Tristan sembrava essersi un po' calmato. Capricci normali, come un bambino di 4 anni, ma niente scene isteriche. Ne ha fatte un paio la settimana scorsa... E ogni tanto ci riprova. Se noi siamo stanchi e sbagliamo atteggiamento, è finita. So che gli manco, perché ultimamente suo padre sta con lui fino a che si addormenta mentre io cucino o faccio qualcosa, ma ieri Adam era di pessimo umore e l'ha mandato a cagare al primo accenno di capriccio, cosí è toccata a me. Ero pronta ad allenarmi e invece ho fatto la mamma. Ero contenta e sono riuscita a gestirlo bene. L'ho addormentato raccontandogli degli aneddoti di quando ero bambina, e quando si è svegliato stamattina era un mammone.
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